Archivi tag: tutti contro

Le mani sulla città

‘A faccia toia è calamita ‘e paccheri.
‘A panza toia è fodera ‘e curtiello.
Gente, arapit ‘e ‘mbriell’ ca stanott’ chiove sang’!
‘Na mamma adda chiagnere e sta mamma nunn’è ‘a mia!


La cosa migliore che possa capitare il sabato sera a Napoli è venire investito da una Smart psichedelica che percorre contromano una corsia preferenziale occupata per metà da macchine in divieto di sosta che non hanno trovato posto sul marciapiede.
Il sabato sera a Napoli è uno spot contro la vita di provincia, che non offre alcuno svago a tonnellate di ragazzi comprensibilmente esuberanti che per sette giorni attendono di mettere alla prova in città la loro naturale predisposizione a violare tutte le regole della convivenza civile stancamente accumulatesi nel corso di secoli di evoluzione umana. Tenendo conto che in ogni caso solo parte delle suddette regole è riuscita a imboccare l’A1 e a trovare casa a Napoli a un prezzo accessibile.
La città diventa così il palcoscenico su cui giovani disillusi mettono in scena le loro frustrazioni, direi se fossi un sociologo.
Rinchiudeteli nella gabbia dei leoni, con i leoni dentro, puntualizzerebbe invece un vecchio reazionario nostalgico di Achille Lauro, seduto nel posto riservato agli invalidi del tram linea 1, da piazza Vittoria a emiciclo Poggioreale. Vecchio al quale, per una sola sera alla settimana, sceglierei di accodarmi, scendendo però una decina di fermate prima del capolinea.
Il consiglio per i più audaci è quello di mettersi al centro di una piazza qualsiasi, in perenne attesa di qualcuno che non arriverà mai – dove l’ipotesi che quel qualcuno non arrivi mai è essenziale per la buona riuscita dell’esperimento – e provare a schivare gli sputi lanciati al volo dai centauri che sfrecciano in groppa a scooter taroccati.
Il sabato sera a Napoli conviene non andare in giro da soli: la virilità si taglia a fette, una delle quali potrebbe essere la vostra pancia, qualora vi azzardaste a posare lo sguardo sull’ultima delle strappone munite di vandalo personale che attraversano la strada caracollando sui loro stivali bianchi. Non tanto per fissarle le cosce, quanto per rimpiangere i tempi in cui la parola gusto non era soltanto il titolo di una rubrica enogastronomica del Tg5.
Da est a ovest, da Ponticelli a Pianura, l’imperativo della serata è riuscire a dimostrare alla propria ragazza, presente o futura – passata no, perché chella è ‘na zoccola – che ha fatto la scelta giusta, che al suo fianco c’è un uomo vero. Un uomo, cioè, che fa le tipiche cose da uomo: parcheggiare in terza fila, fare battute a sfondo sessuale, scatenare risse per futili motivi.
Anche gli uomini migliori diventano peggiori, dal caos non nasce una stella danzante, ma al massimo un’inestricabile distesa di macchine che striscia lentamente al suono dell’ultimo tunz tunz.

Napoli, 1995, un sabato sera di un mese d’inverno, esterno notte.
Quattro giovani di buona famiglia, poche pretese e modesto impatto sui destini della loro generazione escono dal cinema e si avvicinano all’auto di uno di loro, l’unico diciottenne. Il secondo è biondo, il terzo è smilzo, il quarto sono io. Li raggiunge un uomo, giovane anch’egli, ma già sufficientemente energumeno.
Dice: mi avete graffiato la macchina.
Dico: veramente quando abbiamo parcheggiato la tua macchina non c’era ancora.
Chiosa: zitto, quattrocchi.
E si allontana con la sua fidanzata, aggiustandosi gli occhiali che non calzano bene sul naso.

Los Campesinos! – Miserabilia

56 commenti

Archiviato in trasferimenti

Segnali di vita

Nei giorni della merla…

11 commenti

Archiviato in trasferimenti